Traduttrice editoriale SV>IT, DA>IT specializzata in letteratura infantile, young adult e fumetti

Mese: Gennaio 2021

“Legend” di Stephanie Garber

In questo sabato un po’ così, in cui il sole non si decide a uscire del tutto, giocando a nascondino con il grigiore che ormai da settimane ci accompagna, mi prendo qualche minuto per riflettere su “Legend”, il secondo libro della saga di Caraval di Stephanie Garber.

Partiamo dal presupposto che leggendo sono in piena comfort zone letteraria. Se non mi dessi una regolata, probabilmente extra lavoro leggerei solo libri per ragazzi, fantasy, distopici e young adult. Poi mi piace anche trascinarmi in altri generi e spesso scopro libri che mi entrano nel cuore, ma se voglio solo coccole letterarie è lì che mi rifugio.

La trilogia di Caraval, dunque, mi si addice molto. Ho iniziato il primo libro senza sapere assolutamente cosa aspettarmi e mi sono lasciata trascinare in questo pazzo, magico mondo rimanendone piacevolmente sorpresa. Legend, però, ha alzato l’asticella e si è dimostrato nettamente superiore al primo sia per caratterizzazione dei personaggi che per intreccio. L’unica cosa lontana da me è la costante attenzione per i vestiti, che trovo un po’ superflua.

Mentre “Caraval” era narrato dal punto di vista di Rossella Dragna, “Legend” è visto dagli occhi della sorella, Donatella Dragna, forse uno sguardo più interessante e a me affine. L’ambiente si sposta dalla Isla de los sueños a Valenda, l’antica capitale dove una volta regnavano i Fati, adesso governata dall’imperatrice Elantine, sovrana dell’Impero di Mezzo. Qui si svolge una nuovo Caraval, che Donatella dovrà cercare di vincere per scoprire il vero nome di Legend e salvare sua madre.

Inganni, astuzie, bugie, tatuaggi, sotterfugi, magia, indizi fuorvianti e intrighi amorosi la fanno da padrone. Nulla è come sembra e nessuno è del tutto sincero. Dopotutto, è di Caraval che stiamo parlando.

Insomma, un mondo ben congegnato e un secondo libro più riuscito del primo, per gli amanti del genere. Un balsamo per cervelli stanchi.

Adesso mi immergo in “Finale”, capitolo conclusivo della saga, di cui credo vi parlerò a breve.

“Legend” di Stephanie Garber è pubblicato in Italia da Rizzoli nella traduzione di Maria Concetta Scotto di Santillo.

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“Le assaggiatrici” di Rosella Postorino

Anni Quaranta, Prussia orientale. Rosa Sauer, dopo la partenza del marito per il fronte, la morte dei genitori e il bombardamento della sua casa di Berlino, ha deciso di trasferirsi dai suoceri a Gross-Partsch, nell’attuale Polonia. A pochi chilometri di distanza c’è la Tana del Lupo, uno dei quartieri generali di Hitler formato da una rete di bunker sotterranei.

Poco dopo il suo arrivo, Rosa viene reclutata dalle SS insieme ad altre 9 ragazze per diventare una delle “assaggiatrici” del Führer. Ogni giorno le ragazze, tutte sui venti-venticinque anni, vengono prelevate dalle loro abitazioni da un autobus che le porta alla caserma di Krausendorf. Lì consumano colazione, pranzo e cena per assicurarsi che il cibo servito ad Adolf Hitler non sia avvelenato. Lauti pasti, con cibi ricercati ed esclusivamente vegetariani, che però potrebbero portare alla loro morte. Dopo ogni pasto, le ragazze devono rimanere per un’ora nella mensa, in attesa di eventuali sintomi da avvelenamento.
 
Nella caserma di Krausendorf le dieci donne stringeranno amicizie, formeranno rivalità, si innamoreranno, affronteranno malesseri, malattie e gravidanze indesiderate. Vivranno, insomma, per quanto sia possibile vivere in dittatura, con una ghigliottina sopra la testa a ogni boccone ingerito.
 
“Abbiamo vissuto dodici anni sotto una dittatura, e non ce ne siamo quasi accorti. Che cosa permette agli esseri umani di vivere sotto una dittatura? Non c’era alternativa, questo è il nostro alibi. Ero responsabile soltanto del cibo che ingerivo…”
 
Rosella Postorino riesce a portare il lettore dritto nella mente e nel cuore di Rosa, e lo fa con maestria. Ci si appassiona alle vicende delle dieci assaggiatrici, con il sottofondo della guerra e di tutti i suoi risvolti: mariti al fronte, bombardamenti, persecuzione degli ebrei nascosti, giochi di potere, vite a pezzi. Lo stile è scorrevole, senza diventare mai banale.

Ispirato liberamente alla vera storia di Margot Wölk, nata il 27 dicembre 1917, assaggiatrice di Hitler che ha rivelato la sua storia solo all’età di 95 anni, “Le assaggiatrici” entra con merito nel novero di libri da leggere assolutamente per non dimenticare le mille sfaccettature della guerra e della dittatura.
 
“Ci era chiaro però che Hitler mentiva, che aveva perso il controllo, che stava fallendo e ci trascinava tutti con sé, piuttosto di ammetterlo. In molti cominciarono a detestarlo da allora. Mio padre l’aveva detestato dall’inizio. Non siamo mai stati nazisti. Nessun nazista, nella mia famiglia, a parte me.”

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Vad är det som far runt i luften?

All’interno del progetto promosso dalla Bologna Children’s Book Fair, io e lo scrittore Mårten Sandén abbiamo avuto l’onore di tradurre dall’italiano allo svedese la filastrocca di Roberto Piumini “Che cos’è che in aria vola?“.

Ecco un piccolo assaggio…

Vad är det som far runt i luften?

Vad är det som far runt i luften?

Finns det något jag inte vet?

Varför har vissa ingen skola?

Kom, vi pratar lite grand om det.

Det finns ett virus med en krona,

men han är ingen kung ändå,

han är inte ens en människa,

men vad tusan är han då?

Han är en liten läskig typ,

så liten att det bara går

att få en enda skymt av honom

om man har ett mikroskop.

La filastrocca per intero, e anche una mia lettura in svedese, la trovate qui.

“Caraval” di Stephanie Garber

Da quando era bambina, Rossella Dragna ha scritto ogni anno a Legend, il Mastro di Caraval, per chiedergli di portare il suo grandioso spettacolo – un gioco intriso di magia – sulla minuscola isola su cui vive con la sorella Donatella e il padre, crudele e violento.

Quando finalmente arriva una risposta da parte di Legend, Rossella quasi non crede ai propri occhi. Inclusi ci sono i biglietti per partecipare al prossimo gioco, che si terrà sulla Isla de los Sueños, patria di Legend e degli artisti di Caraval. Rossella, aiutata dal misterioso Julian, arriva sull’isola solo per scoprire che Donatella è prigioniera di Legend e il gioco consiste nel ritrovarla, viva.
L’unico problema è che realtà e finzione, veglia e sogno si mescolano… la magia è sempre più forte e confonde la mente. E anche l’amore non scherza, in quanto a distrazione.

“Caraval” di Stephanie Garber, edito da Rizzoli nella traduzione di Maria Concetta Scotto di Santillo, è quello che io chiamo “balsamo per il cervello”, una storia che ti porta lontano, chiedendoti poco in cambio. Leggerlo è un piacere, un sollievo, rinfresca la mente.
 
Dopo un inizio sfavillante (ho letto 250 pagine in 24 ore), a un certo punto ha perso un po’ di smalto, ma si è ripreso subito e il finale è stato del tutto soddisfacente. Ho già letto anche il secondo della saga, “Legend”, e ve ne parlerò presto. Vi dico solo che ho già ordinato anche il terzo.

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“Sulla liberazione della donna” di Simone de Beauvoir

A cura di Anna Maria Verna

“A parer mio si dovrebbe sognare un mondo umano in cui le qualità delle donne e degli uomini fossero intrecciate, perché naturalmente c’è del buono anche in una certa aggressività maschile, in una certa ambizione e bisognerebbe che le donne avessero allo stesso modo quelle qualità, ma conservassero le loto e anche le imponessero agli uomini.”

Questa è una della frasi di Simone de Beauvoir che ho sottolineato a riga doppia nella breve intervista “Sulla liberazione della donna” a cura di Anna Maria Verna ed edita da E/O.

È in questo concetto di intreccio, di contaminazione, di commistione, di unione, di fluidità che vedo l’unico futuro della razza umana. Quel che mi auguro è un’equità vera, che non significa uguaglianza – perché non siamo certo tutti uguali – ma piuttosto rispetto paritetico per le individualità uniche e le predisposizioni personali.

E sono anche pienamente d’accordo con Simone de Beauvoir quando dice: “Non si deve pensare che rappresenti una grande superiorità per la donna sanguinare tutti i mesi rispetto ai poveri uomini che non sanguinano, perché non è vero”.

Un altro aspetto che mi ha colpito, anche se non mi era affatto nuovo (vedete qui sotto un paio di tavole di Liv Strömquist a riguardo, tratte da I’m every woman, che ho tradotto per Fandango Libri), sono state le sue riflessioni sul potere. Dice infatti: “Quando una donna ha il potere, lo usa esattamente come un uomo: non è differente da loro, anzi spesso è più tirannica, perché per lei è un fatto talmente nuovo e importante avere il potere che finisce quasi per essere peggiore degli uomini”. Infatti non ci occorre una mera sostituzione del potere maschile con quello femminile, ma qualcos’altro.

Simone de Beauvoir conclude l’intervista dicendo “Ho molta speranza nel femminismo”. Tutto bello? Sembrerebbe, se non fosse che l’intervista è del 1977 e, spaventosamente, molti aspetti che affronta sono più che attuali. Questo è ciò che mi ha lasciato di più il segno, di questo testo. La strada è lunghissima e i cambiamenti sono lenti, lentissimi.

Per concludere, questo libello è senz’altro una buona introduzione alla letteratura femminista, ma a chi già ne mastica potrebbe risultare un po’ scontato. Molte delle cose le conoscevo già, com’è ovvio che sia 43 anni dopo la pubblicazione, ma mi ha lasciato spunti di riflessione.

Io l’ho letto nell’ambito di un gruppo di lettura, gli altri libri che vedete nella prima foto sono alcuni dei testi in programma.

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