Finalmente – ma solo perché non sono solita portarmi dietro un libro per molto tempo, visto che sono una lettrice iperveloce – ho finito “Midnight sun” di Stephenie Meyer, quinto libro della saga di Twilight. Come ormai sapranno anche i muri, in questo libro l’autrice racconta il primo capitolo della saga dal punto di vista del vampiro Edward. Le opinioni che ho letto sono contrastanti, e voglio dire la mia, da amante delle tecniche narrative.

Io l’ho letto in lingua originale, ma in italiano lo trovate con lo stesso titolo, edito da Fazi Editore nella traduzione di Donatella Rizzati, Michele Zurlo, Valentina Niccoli e Alessandro Ciappa.

Credo che Stephenie Meyer sia riuscita appieno nel suo intento, con “Midnight sun”. Nessuno ci aveva promesso che entrare nella mente di Edward sarebbe stato piacevole o sempre divertente. Molti hanno accusato la scrittrice americana di aver tirato il tutto troppo per le lunghe, ma io sono dell’avviso che lo abbia fatto di proposito. Il tempo, per i vampiri, non scorre alla stessa velocità di quello degli umani. Dunque, anche il tempo narrativo che segue i pensieri di Edward è dilatato. Il bel vampiro ha 24 ore al giorno per pensare e, visto che il suo cervello gira enormemente più veloce di un cervello umano, durante un avvenimento riesce (volente o nolente) a fare tanti, tantissimi ragionamenti. Per questo il tempo narrativo del libro rallenta o accelera a seconda di quali emozioni prova il protagonista. L’inizio – l’incontro con Bella e il sentirne l’odore per la prima volta – è infatti travolgente, mentre la parte centrale – in cui Edward cerca di trattenersi, senza riuscirci, e rimugina sulla possibilità di una relazione con quell’essere umano – è tediosamente lenta e arzigogolata. Proprio come lo è per lui. La fine, invece, in cui Edward si lascia trasportare dal compito di proteggere Bella, è nuovamente agile, rapida e scattante.

La spiegazione per i lunghi tempi morti (ahahah!) pieni di elucubrazioni la dà lo stesso Edward, più o meno a metà libro: “Non fu la prima volta in vita mia in cui desiderai che il mio cervello potesse rallentare un minimo il passo. Poterlo costringere a lavorare alla velocità degli umani, anche solo per un giorno, per un’ora, così da non avere il tempo di ossessionarmi più e più volte per i medesimi problemi privi di soluzione.”

Insomma, trovo “Midnight sun” un progetto letterario ben congegnato e perfettamente riuscito. Non ha mai preteso, Stephenie Meyer, di scrivere alta letteratura, ma su di me ha un effetto impagabile: è un balsamo lenitivo per il cervello, soprattutto nei momenti di forte carico intellettuale dovuto al lavoro. In giornate in cui non riuscirei a incamerare neanche una briciola di conoscenze in più, leggere i suoi libri mi aiuta a defaticare le sinapsi e a dormire serenamente, oppure a fare pause riposanti. Questo per me non ha prezzo.

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